
Chi siamo
In un angolo verde della provincia di Pavia, a Verrua Po, la terra racconta storie di dedizione e rispetto. Qui, in La Ramaglia, coltiviamo non solo alberi, ma visioni. Le nostre radici affondano nella tradizione agricola italiana, mentre lo sguardo si proietta verso un futuro fatto di sostenibilità e innovazione.
Ogni giorno trasformiamo il legno in soluzioni: non un semplice materiale, ma un alleato silenzioso nella lotta contro gli odori industriali. Studiamo, sperimentiamo, creiamo miscele filtranti su misura, capaci di rispettare l’ambiente e migliorare la qualità dell’aria.
Nel nostro laboratorio interno si incontrano la scienza e l’esperienza, la passione per la terra e l’attenzione all’impatto ambientale. Usiamo il legno in ogni sua forma, perché conoscerlo significa saperlo valorizzare.
Crediamo che la sostenibilità non sia un obiettivo, ma un modo di vivere. Così, da un piccolo angolo di Lombardia, diamo forma a un futuro più pulito — un filtro alla volta.

Il nostro impegno per la sostenibilità
Per noi, il legno non è una risorsa da consumare, ma un compagno di viaggio. Non lo tagliamo, lo coltiviamo. Non lo usiamo, lo scegliamo. Perché ogni fibra racconta una storia di pazienza e resilienza, e noi vogliamo essere degni di ascoltarla.
Il nostro lavoro parte da qui: dall’idea che il legno sia una materia prima preziosa e limitata, da trattare con cura e visione. Lo trasformiamo in soluzioni filtranti che migliorano la vita, senza mai tradire la sua origine. Ogni truciolo, ogni miscela nasce da un patto con la terra: innovare senza invadere, respirare senza distruggere.
Siamo coltivatori di materia, ma anche di responsabilità. E ogni albero che cresce nel nostro campo è un segnale: la sostenibilità non si dichiara, si semina.

La nostra filosofia
Mi chiamo Mara, e vi racconto una storia che parte dalla terra.
Qui, a Verrua Po, la nostra azienda lavora ogni giorno con il legno — ma non come si fa in certe industrie. Noi non lo sfruttiamo. Lo coltiviamo. Lo conosciamo. Lo rispettiamo.
Spesso vengono a trovarci gruppi di bambini, ragazzi delle scuole. Io li accompagno tra i filari, tra i tronchi giovani e quelli ormai adulti, e racconto loro qualcosa che sembra magico, ma è solo natura e buon senso.
“Pensate alla vostra casa,” dico. “Alla mamma che frigge le polpette, e al papà che sta potando il ciliegio in giardino. La cappa raccoglie quell’odore un po’ pesante... e invece di lasciarlo andare nell’aria, lo mandiamo in un filtro fatto proprio con i rami che ha tagliato vostro papà. Dentro ci sono dei microorganismi minuscoli, invisibili, che si nutrono di quelle molecole odorose. E alla fine… aria pulita.”
I bambini sorridono. Poi aggiungo: “Sapete cosa facciamo con quei rami, dopo anni? Li restituiamo al terreno, li trasformiamo in ammendanti. Diventano nutrimento per altri alberi, altre storie. È un ciclo che non spreca, non inquina, non interrompe. È come una cucina affettuosa, un giardino che respira, una fabbrica gentile.”
Questa è la nostra agricoltura. Artigiana, non industriale. Radicata, non aggressiva. Sostenibile, perché lo è davvero.
